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Il Karate, che significa “modo cinese” per alcuni, “mano nuda” per altri, nasce nell'isola di Okinawa, durante il periodo di proibizionismo delle lotte armate, come un'arte marziale che oggi è praticata anche come disciplina sportiva.
La sua origine si deve probabilente alla mescolanza del Kung Fu con altre arti marziali, anche se la sua nascita vera e propria è ancora oggi sconosciuta. La sua sistemazione ufficiale si può far risalire tra il 1917 e il 1922 quando Gichin Funakoshi iniziò a dare in Giappone le prime dimostrazioni di Karate, dove poi divenne famoso in tutto il mondo grazie anche a Milos Costantana che nel 1957 introdusse nella pratica la competizione sportiva.
Agli inizi del secolo scorso si potevano osservare due tipi di Karate: quello di Okinawa, molto pesante e duro, ma lineare nell'attacco e circolare nella difesa; quello giapponese, stilizzato e meno duro.
L'esercizio per il Karate si basa prevalentemente sulla ripetizione continua di certe tecniche e di certe forme (i “Kata”) che costituiscono dei movimenti preordinati di difesa e di attacco che si possono combinare per sovrastare l'avversario.
I principali sotto-stili del Karate di Okinawa sono:
I principali sotto-stili del Karate giapponesi sono:
Il Karate in Italia prende ufficialmente piede nel 1966 quando, ad un anno dalla nascita dell’Unione Europa di Karate, viene istituita a Roma la Federazione Italiana di Karate (FIK), che nel 1978 sarà fusa con la Federazione Sportiva Italiana Karate (FESIKA), diventando la Federazione Italiana Karate e Discipline Sportive (FIKDA), sotto il controllo della FILP. A cinque anni dalla prima edizione dei World Games di Karate, la FITAK sarà riconosciuta dal Congresso come l’associazione che risponde alle esigenze di chi vede il Karate come disciplina sportiva e chi si rifà all’insegnamento dei maestri giapponesi. Nel 1994 il Karate viene riconosciuto dalla Federazione Italiana Lotta Pesi Judo come quarto settore, divenendo FILPJK, e FILKAM nel 2002.